ARCHEOLOGIA

3 aprile

IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI PAVIA SI RACCONTA

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Il Museo di Archeologia dell'Università di Pavia ricorda l'Apollo di Piombino: statua in bronzo con dettagli in rame, alta 115 cm, ritrovata in mare dove era rimasta per secoli a seguito di un naufragio. Fu ripescata nel golfo di Baratti, di fronte a Populonia, non lontano da Piombino in Toscana nel 1832 e poi acquistata nel 1834 dal Musée du Louvre di Parigi che ancora la conserva. 

La datazione è oggetto di discussione tra gli studiosi: qualcuno la dice greca e la data al V sec. a.C., altri al periodo ellenistico e altri parlano del I a.C., forse realizzata per un raffinato committente romano innamorato dell’arte greca. 

Di questa statua il Museo di Archeologia dell' Università degli studi di Pavia possiede un calco in gesso acquistato agli inizi del Novecento per motivi di studio: infatti invece di studiare una statua in fotografia è sicuramente più utile esaminare una copia in gesso nella sua dimensione reale e tridimensionale. 

by FB @Museo di Archeologia dell'Università di pavia



1 aprile


STRAORDINARIA NOVITA' AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FIRENZE


Dopo ventidue anni torna visibile la Testa Lorenzini, uno dei capolavori della scultura etrusca, probabilmente parte di una grande statua di culto di Apollo che si ergeva in un tempio dell’antica Volterra.
Fino al 1997 l’opera, già di proprietà della famiglia Lorenzini, da cui il nome, era stata data in prestito al Museo Etrusco Guarnacci dai proprietari che in seguito l’hanno messa in vendita.
All’inizio di quest’anno il MiBAC ha esercitato il diritto di prelazione acquistandola per 355 mila euro.
 
Presente in tutti i manuali di etruscologia e arte antica, la scultura, databile intorno al 480 a.C. fu definita dall’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli «la più greca delle opere etrusche». 
Risultato delle abili mani di uno scultore etrusco, il suo stile rivela forti influssi greco-orientali (nella massiccia volumetria, nei grandi occhi a mandorla, negli zigomi alti e prominenti), mentre sono caratteristiche tipiche dell’arte etrusca la fronte bombata, la complessa acconciatura dei capelli che rigonfiano il profilo della calotta cranica e la resa a rilievo delle arcate sopraciliari.
Gli occhi, realizzati probabilmente in pasta vitrea o altri materiali semipreziosi da inserire nelle orbite vuote, derivano invece dalla tecnica delle statue in bronzo.
Quello che da ora in poi tutti possono ammirare è il più antico esempio, nell’Etruria centro-settentrionale, di una figura scolpita nel marmo delle Alpi Apuane (il marmor lunensis dei Romani, oggi di Carrara), importante anche perché come statua di culto divenne frequente fonte d’ispirazione per una serie di statuette in bronzo diffuse in tutto il territorio volterrano e certamente adoperate per i riti domestici.
La Testa Lorenzini è esposta stabilmente al Museo archeologico nazionale di Firenze accanto ad altre opere di primaria importanza per la conoscenza della civiltà e dell’arte etrusche, come la Mater Matuta, il sarcofago di un defunto accompagnato dalla divinità infernale Vanth e il grande coperchio di sarcofago detto dell’Obesus etruscus.
La Testa Lorenzini (IV sec. a.C.) durante la presentazione al Museo archeologico nazionale di Firenze dopo l’acquisto da parte del MiBAC: (da sx) Stefano Casciu, direttore del Polo Museale della Toscana, il soprintendente Andrea Pessina e il diettore del Museo Mario Iozzo

29 marzo
RELITTO DI KAUKANA:
SORPRESE DAL MARE ANTICO DI SICILIA



Il 19 marzo si è conclusa con successo la terza campagna di archeologia subacquea in Sicilia condotta dall’Università di Udine, nell’ambito di un più ampio progetto di collaborazione scientifica con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e il supporto dell’Institute of Nautical Archaeology di College Station (Texas, Stati Uniti), denominato Kaukana Project.

Il progetto prevede un organico programma di ricerca e studio delle testimonianze storico-archeologiche conservatesi lungo il litorale compreso tra le antiche città di Ispica, Kaukana e Kamarina, in provincia di Ragusa, finalizzato alla ricostruzione del paesaggio sommerso e costiero.

In particolare l’Unità di archeologia subacquea dell’Ateneo friulano ha concentrato le proprie ricerche nella baia a sud del sito greco-romano di Kamarina, nel ragusano, dove a soli due metri di profondità giace il già noto relitto di 14 metri di lunghezza e 3 di larghezza di una navis lapidaria di fine II sec. d.C. ora sottoposto a nuove indagini secondo le più recenti tecniche e tecnologie.




La nave trasportava due colonne monolitiche, semilavorate e lunghe poco più di 6 metri, di marmo giallo numidico. Si tratta di marmo caratterizzato dalla grana fine e compatta, con venature giallo-paglia, che arrivava a Roma dall’Africa fin dal I sec. a.C. e la cui esportazione continuò per tutto il III sec. d.C., risultando, nell’Editto dei prezzi di Diocleziano, il marmo più costoso.

A questo carico principale si aggiungevano altre merci come blocchetti di marmo grigio e arenaria compatta, nonché anfore africane. Contenitore questo generalmente destinato al trasporto di olio e i cui luoghi di produzione si trovavano in territori corrispondenti all’odierna Tunisia.


Di notevole interesse è stato il recupero di un reperto piuttosto raro ovvero un bozzello in legno a puleggia, una carrucola usata per tendere e manovrare la velatura dell’imbarcazione. Lo strumento è stato rinvenuto, come si vede nell’immagine,  in perfetto stato di conservazione e con ancora una delle cime in posizione. 




Kaukana Project è nato nel 2017 dalla volontà di Sebastiano Tusa, già Soprintendente del Mare e poi Assessore ai beni culturali della Regione Sicilia, e tragicamente scomparso il 10  marzo 2019 nel disastro aereo del volo Ethiopian Airlines.

Oggi, tutte le attività a mare sono coordinate da Massimo Capulli , docente di archeologia subacquea e navale del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine e Fabrizio Sgroi della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana con la collaborazione dell’Ufficio Locale Marittimo di Scoglitti della Capitaneria di Porto di Pozzallo.

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