L'amore al tempo della musica - Recensione
Quando un romanzo storico ti cattura avviene come una perdita d'identità.
Vieni catapultato in in un'epoca che non è tua, che non ti appartiene.
Nonostante tutto riesci a percepirne il sapore come ad essere lì, immobile, inerte.
Ed ecco che si inizia ad immaginare - se non quasi a vedere come reali - quei luoghi colmi di piccole e semplici strade, caratterizzati da una naturalezza rigogliosa, vissuti da personaggi dagli abiti che sanno di antico, ricoperti da palazzi fastosi che profumano di potere.
Quando un romanzo storico parla di una città come Venezia emerge l'italianità di quei piccoli e antichi regni - divenuti poi stati indipendenti - che hanno conosciuto da sempre una vita altalenante fatta di conquiste e perdite, ricchezze e benessere.
Nel racconto compaiono come due Venezie, quella reale - concreta - e quella riflessa nella laguna. Quest'ultima viene citata e descritta di continuo in un modo quasi poetico, leggero, raffinato. Sembra avere una parte fondamentale nella storia come ad essere la culla di gioie ma al contempo anche di sofferenze, incantatrice di sogni e di speranze. Perchè questo è l'effetto di una città così bella: la magia.
Anna è sicuramente la grande protagonista del racconto. Una donna vera, una ragazza che conosce l'arte e il potere della parola come un oratore latino. Il coraggio e la forte personalità che le fanno da padrona, le hanno garantito la sopravvivenza da un marito che l'ha abbandonata - lasciandola alle dipendenze di uno zio vanitoso -, e poi anche dalle numerose insicurezze provocate da un'ultima lettera inviata, ma soprattutto dai dubbi riguardo il significato della parola Amare.
Ebbene si, l'amore è l'altro grande emblema di questo racconto.
Più che altro la natura dell'amore, l'idea di amore.
La sua vera essenza è libertà, quella che prima di tutto garantisce l'esistenza della propria natura, delle proprie passioni. L'amore è libertà, e la libertà è pura essenza di vita.
Sicuramente è chiaro anche cosa non è, cosa non deve essere percepito come amore: illusione.
L'illusione di dover per forza appartenere a qualcuno o a qualcosa, ma semmai in primis a se stessi.
Soltanto in questo modo - nell'eventualità che accada - si potrà in seguito amare qualcuno.
Il racconto insegna che l'amore può avere mille sfumature e interpretazioni.
Esiste l'amore per la propria terra natale, l'amore per un marito, l'amore per la musica, l'amore per un violino, l'amore per se stessi. Dunque l'amore talvolta si può confondere con la passione, e a sua volta la passione può confondersi in una linea sottile tra sentimento e semplice diletto per qualcosa. E inoltre, l'amore può confondersi anche con l'ammirazione. Quell'ammirazione che equivale a stima, rispetto, apprezzamento.
Si trova anche un invito ad assecondare sempre se stessi - a qualunque costo - dando ascolto così alle proprie volontà che spesso o troppe volte vengono offuscate dal giudizio altrui. Ne consegue un allontanamento rispetto alla propria e vera natura - che è dopotutto un'altra forma di amore e quindi un'altra forma di libertà.
Ma di cosa parla questo racconto nel concreto?
Europa, fine Ottocento. Conquiste napoleoniche.
Anna, insieme al marito Lorenzo, vivono a Vienna in una semplice e fredda mansarda di legno.
Un luogo non propriamente adatto per il gelido inverno. A causa di alcuni debiti del marito decidono di trasferirsi a Venezia, città natale di Lorenzo, presso il sontuoso palazzo dello zio Fosco, un famoso direttore d'orchestra, celebre in tutta la città e possessore di ingenti ricchezze e vanità - nonchè di una importante reputazione.
Lorenzo però un giorno decide di partire, di andarsene da quella città - per sempre - alla volta di un futuro migliore all'interno dell'esercito giacobino. Lascia così Anna alle dipendenze di Fosco all'interno di una realtà che lei non conosce e che sente non appartenerle, e che quindi dovrà conoscere e saper interpretare. Se almeno all'inizio tutto sembrava un mondo difficile e lontano, successivamente si adegua al contesto, consapevole però di non essere del tutto se stessa.
Arriverà addirittura al punto di travestirsi da uomo - con tanto di parrucca e abiti tipici - per far fuoriuscire la sua vera natura: la libertà - di parola innanzitutto.
"Il silenzio non era parte della sua natura, nè la menzogna della cortesia, quel velo crudele imposto dalla società."
[ Questo dettaglio mi ha subito riportato in mente l'esempio del dottor Jackyll e Mr Hyde, il tema del doppio e del desiderio di far emergere una propria natura nascosta. Ma se in quel caso si scorge una personalità maligna e meschina, qui troviamo invece il suo opposto. ]
Tuttavia Anna incontrerà ripetuti ostacoli. In questo caso l'elemento paralizzante sarà la società, l'etichetta, che non riuscirà mai ad apprezzare veramente.
"I dialoghi mendaci di una società tanto raffinata che non le si confacevano."
"La società le imponeva nausea, il cuore decantava altro."
Sarà la stessa società a convincerla di un amore inesistente, paradossale; ma soprattutto sarà la stessa società a spingerla altrove, di nuovo fra le braccia della sua amata Vienna. Ormai non aveva più nulla da perdere poichè per giunta era giunta notizia che Lorenzo era morto al fronte.
Una conclusione inaspettata cambierà le carte in tavola sconvolgendo gli avvenimenti da capo a piedi.
* * *
Un racconto coinvolgente, una scrittura semplice e lineare.
All'interno di continue descrizioni raffinate, si sviluppa non solo una storia ma anche un passato italiano abbastanza vicino che lascia respirare antichi valori patriottici ormai svaniti nell'aria. E' attraverso questi tipi di romanzi che si riesce sempre a comprendere quanto siamo poco consapevoli dell'importanza di certi princìpi che sono ad oggi entrati a far parti della nostra consuetudine. Non mi riferisco solo al sentimento politico maggiormente sentito, ma intendo anche i gesti, i comportamenti che indicano libertà.
La libertà di amare, la libertà di appassionarsi a qualcosa, la libertà di proferir parola su qualsiasi discorso, sia che tu sia bianco, giallo o nero, sia che tu sia uomo o donna.
Non dimentichiamo il passato dalla quale proveniamo - che ci ha "formato" - perchè senza quel passato che molti considerano di poco conto o noioso, noi non saremo quelli che siamo oggi. Noi donne soprattuto non potremmo godere di tanti aspetti che ad oggi fortunatamente godiamo - anche se occorrono tuttavia ulteriori progressi.
Questo racconto credo che da un lato voglia sottolineare implicitamente questo aspetto che - come ho ripetuto decine di volte - si lega al discorso della Libertà, soprattutto femminile. In un secolo come il nostro in cui le violenze e i maltrattamenti sulle donne sono - ahimè - ancora molteplici, ci porta a ragionare sull'importanza di questo aspetto all'interno della società moderna; e su come mai - e dico MAI - ci si debba far schiacciare da qualcun'altro se non al massimo da noi stessi e dalla nostra stessa volontà di agire.
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