Melania G. Mazzucco: L'architettrice - Recensione
Vincitrice del Premio Strega nel 2003 con Vita, Melania Mazzucco è una grande scrittrice di storia e di arte. Per chi non la conoscesse, leggendo alcuni titoli di romanzi che ha scritto, si avverte quasi sempre una passione tinteggiata dalle mille sfumature della creatività. Basti citare "La lunga attesa dell'angelo" - che dedica al pittore veneziano Tintoretto insieme anche ad una monumentale biografia del 2009 e un documentario realizzato per Sky - per avere una minima ma significativa idea del suo profondo interesse per il mondo dell'arte.
La nascita di Giovanni Battista di Plautilla Bricci (1675) |
Nel caso de "L'architettrice" si riesuma la storia e la vita - romanzata - di Plautilla Bricci, ovvero colei che viene considerata la prima donna-architetto nella storia moderna. Nasce inizialmente come pittrice per mezzo degli insegnamenti del padre Giovanni, già allievo del Cavaliere d'Arpino che a sua volta educò anche Plautilla, avviandola così nella professione artistica. Soltanto in un secondo momento si avvicina al campo dell'architettura - fino ad allora un settore esclusivamente maschile - che prevedeva non solo la costruzione di palazzi sontuosi ma anche cappelle di rinomate chiese; nonché studi e calcoli infiniti di geometrie, altezze, equilibri, proporzioni.
Una professione difficile da svolgere se nascevi donna. Oltre a doversi imbattere in tutte le difficoltà del mestiere, ci si doveva scontrare anche contro i mille pregiudizi misogini - tipici del XVII secolo.
Il romanzo infatti è ambientato nella Roma del Seicento, una città in cui sorge una corte - o meglio una corte singolare - dove il monarca è un Papa (eletto) che con la sua morte è in grado di sconvolgere e ribaltare completamente gli equilibri della politica attuale.
Il romanzo infatti è ambientato nella Roma del Seicento, una città in cui sorge una corte - o meglio una corte singolare - dove il monarca è un Papa (eletto) che con la sua morte è in grado di sconvolgere e ribaltare completamente gli equilibri della politica attuale.
Si cadeva così, o si ascendeva, dalla corte alle polveri in un attimo.
La Roma seicentesca respira e si nutre di arte.
L'arte diventa talmente essenziale e importante da divenire un'aspirazione di vita migliore per le classi sociali più povere. Chiunque tenta l'arte del dipingere, del disegnare, dello scolpire, del ricamare per conto di qualche importante committente; se all'epoca si voleva sfondare in questo settore, i clienti che si procuravano diventavano la parte fondamentale del lavoro, nonché la base su cui costruire la propria fama, il proprio ruolo nella città e nella società.
In ogni pagina di questo romanzo si respira l'arte del riscatto, che si fa doppio perché la protagonista è una donna e in quanto tale si eleva non solo all'interno della sua professione ma anche all'interno della sua classe di genere.
E non solo; a mio parere si crea anche un terzo riscatto. Dove? All'interno della storia stessa poiché una figura come Plautilla ha saputo emergere e rimanere a galla in quei mari e in mezzo a tutte quelle onde che hanno bagnato le coste dei secoli a venire. A testimonianza di ciò infatti, all'interno del romanzo, compaiono dei capitoli di intermezzo che spezzano il continuum temporale della vicenda narrata.
Si viene subito proiettati in una storia tipicamente italiana, ovvero quella garibaldina.
Proprio qui, come sfondo delle azioni militari che hanno caratterizzato i combattimenti del 1848, si intravede Plautilla - ovviamente non in carne e ossa - ma una sorta di sua proiezione, un suo lascito: il celebre palazzo che realizzò per il segretario Mazzarino due secoli prima - la cosiddetta Villa Benedetta - , ormai però fortemente deteriorata e logorata dal tempo e dai bombardamenti, ma pur sempre affascinante e splendente in quanto alcuni scorci di affreschi e cornici barocche tuttavia riuscivano ad affiorare in mezzo alle macerie.
Come se l'arte fosse immortale.
Eterna.
Eterna.
Villa Benedetta, prospetto longitudinale |
Sicuramente il romanzo riflette in maniera degna e orgogliosa il mondo femminile: il coraggio, la determinazione, la caparbietà, la fermezza, l'energia. Infatti l'autrice in un'intervista rilasciata da poco, ammette che il manoscritto costruisce una genealogia femminile; l'ha dedicato a sua madre, una donna degli anni Trenta che ha studiato architettura negli anni del boom economico, ma che purtroppo non è mai riuscita a diventare architetto.
Perciò scrivendo la storia di Plautilla, la Mazzucco ha valorizzato la donna, ha consacrato la donna, ha trattato di donne e ha dedicato il tutto alle donne le quali oggi sono consapevoli della propria condizione senza però talvolta sfruttarla a pieno e a proprio vantaggio. Una donna del Seicento così come una donna degli anni Trenta invece pur conoscendo anch'esse la propria situazione sociale - che è opposta a quella attuale, perciò decadente e scadente al tempo stesso - sebbene scoraggiate dal contesto, Agiscono. Oggi non si può dire altrettanto.
Ecco allora che a mio parere questo aspetto diventa un invito a riflettere su ciò che potremmo fare oggi per un futuro prossimo che potrebbe riguardare i nipoti dei nipoti, dei nostri nipoti. O semplicemente i nostri figli.
Ecco allora che a mio parere questo aspetto diventa un invito a riflettere su ciò che potremmo fare oggi per un futuro prossimo che potrebbe riguardare i nipoti dei nipoti, dei nostri nipoti. O semplicemente i nostri figli.
Pochi libri - soprattutto con una mole di pagine come appunto L'Architettrice - riescono a ricreare così bene, nella mente del lettore, tutti i dettagli di un'epoca, quindi non solo le emozioni e i pensieri della gente comune, ma proprio l'ambientazione di una realtà che davvero è esistita. Che è stata.
E allora Impariamo a ricordare.
Impariamo a memorizzare.
Impariamo a studiare.
Impariamo ad accettare.
Impariamo a comprendere.
Impariamo ad apprezzare ciò che è stato prima di noi.
Ciò che fu.
E allora Impariamo a ricordare.
Impariamo a memorizzare.
Impariamo a studiare.
Impariamo ad accettare.
Impariamo a comprendere.
Impariamo ad apprezzare ciò che è stato prima di noi.
Ciò che fu.
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